Riportiamo l’intervento del Presidente Mattarella all’Assemblea annuale di ANCI.
Un saluto caloroso al Sindaco di Rimini e, attraverso di lui, alla città. Un saluto al Presidente della Regione e soprattutto a tutti voi sindaci.
Ringrazio il Presidente Antonio Decaro per le considerazioni che ha svolto. Ringrazio Enzo Bianco e il Presidente dell’Anci Emilia-Romagna, Michele De Pascale: hanno ricordato le diversità presenti in questa assemblea ma anche il forte segno di unità che voi costituite nel nostro Paese. Un grazie molto sentito desidero rivolgere anche al sindaco di Rimini, Andrea Gnassi, che ci accoglie nella sua città con la sua straordinaria e dinamica cultura dell’ospitalità.
Partecipo sempre molto volentieri a questo vostro incontro annuale. Peraltro considero un dovere del Presidente della Repubblica prestare un attento ascolto alle valutazioni, alle preoccupazioni e alle proposte dei sindaci. Le amministrazioni comunali non sono il terminale periferico dello Stato-ordinamento, ma – non mi stanco di ripetere – sono la prima istituzione rappresentativa delle comunità di vita che animano e compongono la nostra Repubblica. E’, quindi, quanto mai necessario che il Comune sia in condizione di poter rappresentare al meglio la propria collettività, di poterne curare gli interessi e promuoverne lo sviluppo, come è puntualmente descritto nell’articolo 2 della legge 142.
Sappiamo che non sempre si ha la possibilità di assolvere appieno a questo compito. Non sempre i servizi raggiungono standard accettabili, non sempre si riesce a rimuovere gli ostacoli che producono diseguaglianze oppure scoraggiano la partecipazione attiva. La crisi economica più lunga e profonda dal dopoguerra ha lasciato ferite nella società, ridotto i margini di bilancio, costretto a rinunce e talvolta ad amputazioni difficilmente comprensibili. Ma è responsabilità di tutti – responsabilità: parola che il presidente Decaro ha posto al centro della sua relazione – assicurare continuamente valore, capacità ed efficienza al presidio repubblicano più prossimo ai bisogni e alle aspettative dei cittadini.
Sono state espresse valutazioni su alcuni rilevanti indirizzi di governo. Avete dato conto dei risultati già ottenuti nel confronto diretto: questo confronto continuerà nel corso della sessione parlamentare di bilancio e, in seguito, nelle fasi attuative dei vari provvedimenti. Non è mio compito entrare nel merito. Penso sia giusto però sottolineare che la leale collaborazione tra le istituzioni non appartiene soltanto a un galateo formale, ma costituisce sostanza della vita della Repubblica, in quanto consente di svolgere meglio il servizio alla cittadinanza e, al tempo stesso, di far funzionare quel pluralismo delle istituzioni, fondamentale per gli equilibri della democrazia.
I sindaci – nella pluralità dei loro orientamenti politici e dei territori di cui sono espressione – rappresentano la trama di un tessuto connettivo che compone un patrimonio originale e insostituibile del nostro Paese. Anche i Comuni sono i lineamenti dell’identità e della qualità italiana, che tutto il mondo apprezza e ammira. Italo Calvino attribuisce al Marco Polo delle sue “Città invisibili” un pensiero che ha il suono di una poesia sulla realtà italiana, che i sindaci conoscono al meglio: “Arrivando a ogni nuova città il viaggiatore ritrova un suo passato che non sapeva più d’avere”.
Voi sindaci operate in un crocevia decisivo.
Certo, avete bisogno di risorse. Di investimenti che assicurino le disponibilità finanziarie necessarie e difendano la dignità e la funzione dei governi comunali. All’impiego di risorse, peraltro, corrispondono impegni sempre più esigenti. I bilanci in equilibrio, l’efficienza dei servizi, i diritti garantiti ai cittadini, la sinergia tra pubblico e privato, in modo che crescano le opportunità per tutti, sono sfide a cui nessuna amministrazione può sottrarsi: il Comune e la Provincia come la Regione e lo Stato.
La logica dell’equilibrio di bilancio non è quella di un astratto rigore: ci deve sempre guidare uno sguardo più lungo sullo sviluppo, la sua equità e la sua sostenibilità, e, al contempo, occorre procedere garantendo sicurezza alla comunità, scongiurando che il disordine di enti pubblici, e della pubblica finanza, produca contraccolpi pesanti anzitutto per le fasce più deboli, per le famiglie che risparmiano pensando ai loro figli, per le imprese che creano lavoro. Questa responsabilità accomuna chiunque svolga funzioni rappresentative – qualunque sia la sua militanza politica – perché si tratta di un bene comune, di un patrimonio non divisibile.
È altamente positivo che l’Anci abbia raggiunto un’intesa con il governo, in modo da confermare i finanziamenti previsti all’interno del Programma di riqualificazione delle periferie. Le città più grandi non sono soltanto luoghi dove vive e lavora una parte assai consistente della popolazione italiana. Nelle società più avanzate le città sono vettori cruciali di sviluppo, sono i nodi di una rete nazionale e anche sovranazionale di conoscenze, di ricerca, di comunicazione, di innovazione tecnologica. Una rete dalla quale dipende, in buona misura, la crescita e la sua qualità. Investire sulle città vuol dire investire sull’innovazione e sul futuro del Paese. Ma saremo più competitivi e più capaci di ampliare il numero dei beneficiari dello sviluppo se migliorerà di pari passo anche la qualità della vita cittadina.
La qualità della vita di chi lavora, dei giovani, delle donne, degli anziani, conciliando meglio i tempi tra famiglia, cura e lavoro, offrendo spazi adeguati per le relazioni tra le persone, il libero associarsi, la cultura. Per questo le periferie meritano impegno e progettualità. Occorre restituirle a una piena vita cittadina sottraendole al rischio di degrado e di disgregazione sociale.
La sicurezza comincia proprio dalla vivibilità dell’ambiente in cui abitiamo e lavoriamo. Non sarà un percorso breve, ma i giovani di oggi e di domani ci giudicheranno anche per come lasceremo loro le nostre città. I giovani di oggi e di domani avranno maggiori opportunità se potranno crescere e operare in una città sostenibile, meno inquinata, con spazi riqualificati e beni comuni fruibili. La sostenibilità, il miglioramento dell’ambiente e del territorio, il recupero di aree abbandonate va sempre di pari passo a una crescita di ricchezza per la società e a un potenziamento del senso civico, della legalità, dell’integrazione.
Le aree urbane sono anche al centro della programmazione europea 2014-2020, nel cui ambito è stato definito un programma dedicato alle città metropolitane e finalizzato a potenziare lo sviluppo digitale, la sostenibilità dei servizi pubblici e della mobilità urbana, nonché servizi e infrastrutture per l’inclusione sociale.
L’Anci è, inoltre, il referente per l’Italia del programma europeo “Urbact”, orientato a promuovere lo sviluppo urbano sostenibile. Dalla rete delle città passa molto del destino di quell’Europa che i nostri padri hanno contribuito a costruire.
Va ribadito che non ci sono, e non possono esserci cittadini di serie A e cittadini di serie B. Lo sforzo di superare gli ostacoli, di abbattere le barriere che impediscono pienezza e uguaglianza dei diritti costituisce un dovere costituzionale a cui siamo continuamente richiamati. Questo riguarda anche le condizioni delle aree interne del Paese, di chi vive nelle piccole isole, nei centri rurali, oppure in collina e in montagna. La distanza dalle reti autostradali, le difficoltà di trasporto, e dunque di accesso a servizi essenziali, non possono diventare impedimenti strutturali per usufruire di una cittadinanza degna di questo nome. L’approvazione della legge sui Piccoli Comuni è stata un passo avanti importante. Ma l’attenzione non va ridotta rispetto a un problema che resta nevralgico per l’unità del nostro Paese. Incoraggiare la permanenza – e il ritorno – nei borghi e nei piccoli centri, rafforzare i servizi, sostenere progetti per valorizzare le economie locali e per favorire il turismo sono obiettivi che non vanno cancellati dall’agenda dei governi regionali e nazionale. I primi destinatari di questo impegno saranno necessariamente i giovani, che meglio sanno usare gli strumenti e le opportunità offerte dalle nuove tecnologie e promuovere soluzioni che creino un legame virtuoso con l’ambiente.
Investire nello sviluppo economico e sociale dei piccoli Comuni significa anche intervenire per ridurre i rischi di dissesto idrogeologico e di danni conseguenti a eventi naturali. Ovviamente l’opera di prevenzione e riqualificazione di territori, corsi di fiumi, edifici non sicuri richiede volumi finanziari e decisioni politiche di portata più ampia. Ma appunto per questo stretto legame tra natura, sviluppo e sicurezza si avverte il senso del valore strategico di questo impegno, a cui l’Anci si sta dedicando, anche attraverso l’Agenda delle Aree interne.
Sindaci e amministrazioni comunali sono chiamati a fare la loro parte nella ricucitura e nel rafforzamento del tessuto civico nazionale. Al fine di migliorare i servizi e avvicinarli ai cittadini vanno perseguite, ogni volta che sia utile, gestioni condivise tra i Comuni. La storia e la peculiarità della tradizione italiana consigliano che le associazioni tra Comuni non siano frutto di decisioni imposte dall’alto, o peggio percepite come burocratiche. Ma mettere a fattor comune potenzialità e servizi può consentire di realizzare economie; e di arrecare benefici alla popolazione. Già vi sono esperienze positive: credo che sia utile e opportuno incentivarle senza che nessuno venga – né si senta – privato della propria identità.
Attraverso le città e i piccoli centri si disegna il domani dell’Italia. Qui prende forma la solidarietà concreta, la fiducia, il senso di comunità, la consapevolezza collettiva. L’assurda, inaccettabile tragedia del Ponte Morandi di Genova – con il suo prezzo tremendo di vite umane, di sofferenza, di privazioni e di disagi – ha mostrato ancora una volta il carattere solidale dei genovesi e quanto sia stata intensa la vicinanza degli italiani. Questo è il nostro Paese. Con la sua cultura, le sue diversità, i suoi limiti, i suoi slanci straordinari. Il debito che abbiamo verso Genova è di sostenerla, di aiutarla a ricostruire rapidamente
Come continueremo a essere vicini, al fianco dei Comuni del centro-Italia colpiti dal terremoto. I lavori proseguono. Per ricostituire adeguatamente il patrimonio infrastrutturale, immobiliare, storico-artistico ci vorrà ancora tempo. Ma le comunità locali devono sapere di poter contare sempre sulla solidarietà del Paese, che prima di ogni altra cosa deve assicurare che la loro vita sociale continui, a garanzia in particolare delle generazioni più giovani.
Tra l’Anci e il governo si è aperto un confronto anche sulle recenti misure riguardanti i servizi di accoglienza e il sistema di protezione per i richiedenti asilo e i rifugiati. Senza entrare nelle valutazioni –perché non mi compete – che certamente sono oggetto di discussione anche tra di voi, penso che si possa comunque sottolineare come i Comuni restino le istituzioni pubbliche più importanti per l’effettiva integrazione dei migranti che vanno accolti e di coloro ai quali la nostra Costituzione riconosce protezione.
L’integrazione è insieme motore e garanzia di sicurezza. I Comuni sono parte di questo motore come dimostrano le buone esperienze che, in questa materia, hanno realizzato. E’ certamente importante comunque – e sarà proficuo e produttivo, come su ogni tema – ascolto reciproco e interlocuzione costruttiva con il Governo centrale.
Si registrano a centinaia minacce e intimidazioni nei confronti di sindaci. Nessuno può permettersi di minimizzare. Quando un sindaco viene minacciato, o reso bersaglio di atti intimidatori, viene minacciata e colpita l’intera Repubblica. Nessun sindaco deve essere lasciato solo quando la criminalità, l’illegalità, la corruzione aggrediscono il circuito democratico di base della democrazia del nostro Paese. Comincia qui la credibilità del nostro sistema istituzionale.
Per aiutare il sindaco a operare nella trasparenza, con una maggiore serenità e con minori rischi di infiltrazioni illegali, è opportuno – come avete giustamente sostenuto più volte – giungere a una semplificazione dei numerosi oneri amministrativi e contabili. Tanto più quando questi oneri sono a carico di Comuni piccoli, che dispongono di un numero assai ristretto di dipendenti: non è la sovrabbondanza o la complessità degli adempimenti che assicura reali vantaggi in termini di verifica e controllo.
Non posso che augurarmi che una collaborazione sempre più intensa nella Conferenza Stato-Città conduca a risultati positivi, peraltro in linea con quella domanda di efficienza e di maggiore chiarezza e rapidità che sale da ogni dove.
Al tempo stesso, la responsabilità dei sindaci deve indurre a non abbassare mai la guardia sul terreno della legalità, condizione della fiducia dei cittadini e di un sano sviluppo economico. Semplificazione e chiarificazione delle procedure da un lato, contrasto alla corruzione dall’altro sono i binari di una crescita di produttività del sistema-Paese, e anche di una maggiore coesione sociale.
Avete deciso, come ANCI, di ricordare – con una pubblicazione – Roberto Ruffilli, a trent’anni dal barbaro omicidio che lo strappò all’impegno pubblico e all’affetto di familiari e amici. Nella loro delirante rivendicazione, le Brigate Rosse ammisero di aver voluto colpire un “cervello politico” che lavorava per il rinnovamento delle istituzioni e una più alta coesione del nostro Paese. Quella intelligenza così acuta – vorrei aggiungere -, quella personalità così mite, diede molto allo sviluppo dei Comuni italiani ed è significativo il tributo che gli viene reso.
Ruffilli ci ha lasciato una storia dell’Anci, che dà ragione delle forti spinte ideali che sono alle origini dell’ ”autonomia”. L’antico incontro tra filoni municipalisti di diversa matrice culturale si è arricchito, nei decenni, di esperienze, istituzioni, idee innovative. La Costituzione repubblicana ha dato un nuovo impulso e un orizzonte più ampio alle autonomie, ma sono stati preziosi il lavoro e l’intelligenza di Ruffilli per giungere alla stesura della legge 142, che ha reso finalmente gli enti locali coerenti con il disegno costituzionale: non più terminali del potere statale, ma rappresentanti di una comunità che preesiste alle stesse istituzioni.
Scriveva Roberto Ruffilli che occorre sempre tenere insieme “l’effettiva sovranità popolare”, il “reale regime democratico” e il “dispiegamento dei servizi sociali”. Con impegno e verifiche quotidiane, senza fughe né scorciatoie.
E’ un lavoro faticoso il vostro. Ma prezioso.
Immagino che, talvolta, di fronte a difficoltà, problemi, amarezze, vi sarete chiesti: chi me l’ha fatto fare? Perché ho assunto questo ruolo?
Ma il compito del sindaco è un impegno di grande fascino e significato. Il più alto. Perché la politica è anzitutto servizio alle persone e alle comunità. Quando smarrisce questo carattere, la politica si spegne. Al vostro sguardo non può sparire perché i vostri concittadini sono davanti a voi, vi parlano, domandano, rispondono.
Auguri molto intensi a tutti voi!
Fonte: sito internet del Quirinale