Nel titolo c’è tutta l’anima di un progetto che intende sostenere le donne più fragili, restituendo loro emancipazione e indipendenza.
L’obiettivo principale è accogliere e riorientare la donna in condizione di estrema fragilità, vittima di violenza e con figli minori a carico, al termine di un percorso in una casa rifugio o in una casa di accoglienza per reinserirla nella propria comunità di riferimento.
La metodologia di intervento si basa su un concetto di “appartenenza ed emancipazione”. Partendo da un’azione di supporto psicologico sull’autostima e sulle proprie potenzialità, le donne sono protagoniste di un percorso che prevede “Semi(di)Autonomia”della durata di circa 6 mesi, un tempo sufficiente per ripartire e riprendere le relazioni all’interno della propria comunità o in altro luogo prescelto.
Con la sicurezza di un posto in cui abitare e poter ricominciare, le donne intraprendono una nuova fase di vita con la ricerca di un lavoro e poi di una casa definitiva dove vivere.
Attraverso il Pon Metro e una dotazione finanziaria di 470mila euro pianificati sull’Asse 3 del Programma, destinato ad interventi di inclusione sociale, sono state identificate due modalità di supporto che rappresentano dei contenitori di servizi da utilizzare per un riavvio in società.
Le misure non consistono in assegni economici ma si realizzano attraverso due “portafogli di servizi”.
La prima misura è una “dote basket” che può comprendere: formazione presso centri autorizzati per il conseguimento di titoli specifici, utili per il reinserimento lavorativo come un’iscrizione all’Università, oppure alle necessità relative al minore, come il pagamento dell’asilo nido, acquisto libri.
La seconda misura è una “dote abitare”consistente in un portafoglio di servizi connessi al ripristino di una soluzione abitativa autonoma, relativa anche ad acquisto di suppellettili, registrazione contratto, costi per l’anticipazione dei fitti di locazione, le utenze, il trasloco, l’arredamento essenziale ed altro.
Nel programma di sostegno sono previste anche azioni trasversali collegate alle attività di Centri Anti Violenza (CAV), come terapia psicologica ed all’assistenza legale. La frequenza a Gruppi di auto aiuto è possibile per un arco temporale di sei mesi, successivi all’uscita dal Centro, affinché le donne continuino ad avere riferimenti stabili verso una completa autonomia.