Sono le città le vere protagoniste dello sviluppo economico, sociale e ambientale dell’intera Europa, driver di innovazione e crescita. In Europa oltre il 70% dei cittadini europei vive in una città o in un’area urbana. Sono questi i presupposti che spingono a favorire e incrementare sempre più uno scambio di pratiche, soluzioni positive in grado di essere replicate anche in centri urbani di modeste dimensioni. In estrema sintesi è questo l’obiettivo del primo “Festival nazionale delle buone pratiche urbane” che si terrà a Bari dal 21 al 23 settembre: una panoramica di tre giorni di esperienze a confronto, durante la quale sindaci, tecnici e cittadini comuni si confrontano sulle possibili soluzioni alle sfide che l’agenda urbana ci propone.
I luoghi più significativi della città di Bari, lo Spazio Murat, il Palazzo delle Poste, i Caffè di Barivecchia e ancora Spazio13, Torre Quetta, il quartiere Libertà si animeranno attraverso l’organizzazione di talk, relazioni, dibattiti, momenti di approfondimento e study visit con la partecipazione tra gli altri, dei sindaci di Napoli, Milano, Genova e Reggio Calabria nonché i primi cittadini di Tirana, Murcia e rappresentati delle amministrazioni di Amburgo, Barcellona e Riga.
Il Festival, promosso dall’Anci in collaborazione con il Segretariato europeo del Programma URBACT ed Europe Direct Puglia, al quale partecipa l’Agenzia per la Coesione Territoriale, attraverso l’intervento del Direttore Generale Maria Ludovica Agrò, ed il PON Metro in qualità di attore istituzionale coinvolto nel ridisegno e modernizzazione dei servizi urbani, presente con l’Autorità di Gestione, Giorgio Martini, nasce dalla consapevolezza che sia necessario non solo accrescere conoscenza e capacità su tutti gli aspetti dello sviluppo urbano, ma anche condividere, diffondere e scambiare esperienze replicabili tra contesti metropolitani.
Il festival avrà inizio il 21 settembre con una sessione inaugurale presso lo Spazio Murat, uno dei simboli dell’azione di rigenerazione creativa del centro storico di Bari, con i saluti del Sindaco della città Antonio Decaro, e le introduzioni ai temi di Adele Bucella del Segretariato europeo del Programma Urbact, e di Maria Ludovica Agrò, Agenzia per la Coesione Territoriale.
Nella stessa giornata, Paolo Testa, Capo Area Studi e Ricerche Anci, illustrerà una panoramica delle migliori esperienze di sviluppo urbano in Europa, comprese tra le 97 buone pratiche selezionate attraverso il Programma Urbact, realizzate da città europee e disponibili all’interno di un database pubblico. Tra le esperienze di Urbact, anche quella della città di Bari che ha rigenerato gli spazi di una ex scuola trasformandoli in hub di innovazione e sviluppo partecipato nel cuore del quartiere di Libertà. Il nuovo Spazio 13 – ex scuola Melo nella serata di giovedi 21 settembre si animerà attraverso performance musicali e teatrali.
La mattinata del 22 settembre sarà invece completamente dedicata all’Infoday sul nuovo bando Urbact di prossima uscita, finalizzato alla creazione di reti per il trasferimento di buone pratiche italiane ed europee tra città di ogni dimensione. A seguire nello slot “La rete delle città italiane: idee e visioni per il futuro dell’Italia, è previsto l’intervento dell’Autorità di Gestione del Pon Metro, Giorgio Martini. Nel corso del pomeriggio proseguiranno nei caffè le presentazioni delle buone pratiche, mentre il confronto tra sindaci delle città italiane ed europee si sposterà nel colonnato del Palazzo della Città Metropolitana con il Mayors talk: un dialogo fra sindaci e amministratori protagonisti delle principali esperienze di innovazione in Italia e in Europa.
La giornata di venerdì si conclude con un evento aperto alla cittadinanza a seguito del Talk “Le buone esperienze urbane che salveranno l’Italia”, con un aperitivo urbano sulla spiaggia di Torre Quetta, spazio pubblico restituito di recente ai baresi e simbolo dell’azione di rilancio di un intero pezzo di città.
La mattinata di sabato 23 settembre sarà infine dedicata alla visita studio presso l’ex Manifattura Tabacchi, il complesso di archeologia industriale in via di riqualificazione nel quartiere Libertà, con la partecipazione di assessori e tecnici coinvolti nell’azione di recupero. La visita sarà preceduta da una breve sessione di speed networking tra i rappresentanti delle città italiane ed europee, che coinvolgerà esperti, stakeholder e rappresentanti di reti nazionali attive sui temi dell’innovazione urbana.
Per iscriversi agli appuntamenti
ALCUNI ESEMPI DI BUONE PRATICHE IN ITALIA E IN EUROPA TRA LE 97 SELEZIONATE
Aarhus (Danimarca) – Long term unemployed take the lead
La città danese ha lasciato scegliere ai disoccupati di lunga data le modalità con cui spendere i soldi destinati ogni anno al loro inserimento lavorativo, affidando al gruppo di disoccupati coinvolti in questo schema sperimentale una somma di circa 6000 euro all’anno per la loro messa in autonomia. Attraverso un’azione di orientamento alla spesa di tali risorse, i disoccupati sono stati maggiormente responsabilizzati e oltre la metà delle persone coinvolte è riuscita a mettersi in proprio. L’esperienza della città danese rafforza quel modello di coinvolgimento attivo degli utenti nella definizione dei servizi sociali, promuovendo nuove modalità di relazione tra cittadini e amministrazione comunale.
http://urbact.eu/long-term-unemployed-take-lead
Amburgo (Germania) – Finding Place
Il Comune ha coinvolto i cittadini in una serie di workshop per identificare una serie di immobili in disuso da poter essere utilizzati per l’accoglienza di rifugiati e richiedenti asilo. Questo percorso di partecipazione civica, supportato dall’Università, che ha messo a disposizione uno strumento tecnologico per la mappatura del territorio, ha condotto all’individuazione condivisa di 160 strutture, di cui 44 sono st
ate validate dal Comune e trasformate in alloggi per rifugiati e richiedenti asilo. Il coinvolgimento di gruppi di cittadini informati nella scelta dei luoghi da adibire a centri di prima e seconda accoglienza ha favorito una maggiore condivisione dello sforzo di inclusione con il territorio, con benefici importanti sulla coesione sociale del contesto urbano
http://urbact.eu/finding-places
Anversa (Belgio) – Pop Up to Date
La seconda città belga ha avviato uno schema innovativo di riuso temporaneo dei negozi dismessi nel quartiere di Oud Bechem, favorendo l’incontro tra domanda e offerta di spazi e promuovendo l’afflusso di giovani creativi e imprenditori che hanno potuto sperimentare nuove forme di imprenditorialità in un quartiere in crisi. L’apertura di negozi temporanei (pop up shop) si è trasformata poi nel 70% dei casi in creazione di vere e proprio nuove piccole imprese che hanno preso stabilmente posto nel quartiere, con effetti benefici sull’intera economia del quartiere e su diverse fasce di popolazione.
Kazinbarcica (Ungheria) – Collaborazione tra generazioni
In questa città ungherese di 30mila abitanti il Comune ha promosso la realizzazione in pianta stabile di una serie di attività ricreative e di formazione svolte dalla locale associazione di pensionati in favore dei giovani dei quartieri a rischio di esclusione sociale, provenienti soprattutto da famiglie di etnia rom. Il coordinamento delle attività, svolto dai servizi sociali, ha favorito la realizzazione di interventi capaci di soddisfare i bisogni di socialità e integrazione di fasce deboli del contesto urbano, promuovendo la coesione intergenerazionale attraverso una serie di attività come corsi di doposcuola o avviamento professionale o l’organizzazione di eventi culturali
http://urbact.eu/cooperation-between-generations-urban-social-renewal
Lisbona (Portogallo) – Bip/Zip
La capitale portoghese ha lanciato negli ultimi anni uno schema di successo per favorire il rilancio di quartieri difficili del centro città, come ad esempio la Mouraria, attraverso l’erogazione di microfinanziamenti di massimo 50mila euro per ciascun progetto, da realizzare necessariamente in collaborazione tra diverse associazioni e gruppi di cittadini operanti sul territorio. Orti urbani, una mensa popolare e un ristorante gestito da rifugiati, un ostello solidale sono alcuni dei progetti che hanno favorito il rilancio dell’economia nei quartieri prioritari di intervento individuati dal programma e favorito l’inclusione sociale di centinaia di persone coinvolte nella realizzazione dei progetti
http://urbact.eu/integrated-toolbox-deprived-neighbourhoods
Mouans-Sartoux (Francia) – Cibo a chilometro zero per tutti
Il comune provenzale di 10mila abitanti ha scelto di rifornire le mense scolastiche interamente di frutta e verdura a chilometro zero, coltivate nelle aziende agricole aperte dal Comune e gestite da due agricoltori assunti specificatamente per lo scopo. In questo modo la cittadina francese riesce ad assicurare l’85% del fabbisogno di alimenti freschi per preparare i 1000 pasti al giorno delle sue mense scolastiche e a promuovere uno stile di vita più sano tra ragazzi e famiglie del territorio.
http://urbact.eu/collective-school-catering
Torino (Italia) – InnovaTO
Una competizione tra dipendenti comunali per far emergere idee innovative per la gestione di determinati servizi e attività del Comune. I vincitori della competizione, ideata da due dipendenti del Comune, hanno ricevuto una serie di premi come smartphone o abbonamenti per il bike sharing ma soprattutto sono stati chiamati a mettere in pratica l’innovazione di processo proposta. Dalla possibilità di risparmiare 160mila bicchierini l’anno erogati in automatico dalle macchinette per le bevande alla possibilità di regolare l’illuminazione degli edifici comunali con un sistema di sensori fino al miglioramento del sistema di appalti in materia di innovazione: i cambiamenti proposti dai dipendenti comunali stanno gradualmente diventando realtà e migliorando il modo in cui funziona il Comune.
http://urbact.eu/everyones-innovator
http://citiscope.org/story/2016/why-turin-asks-city-workers-ideas-make-government-more-efficient
Vaslui (Romania) – Empty spaces for social inclusion
La città rumena di 55mila abitanti ha scelto di affrontare la mancanza di spazi adeguati per attività in favore delle fasce più deboli di residenti (anziani, disabili, bambini con genitori che lavorano all’estero) promuovendo il riutilizzo di una serie di impianti energetici dismessi presenti sul suo territorio. Tali strutture sono state trasformate in sei centri diurni nel quartiere più popoloso della città e uno di questi ospita anche un auditorium utilizzato da associazioni e gruppi di ragazzi del territorio per attività artistiche.
http://urbact.eu/when-unused-and-empty-spaces-become-centres-social-inclusion